Plasmon toglie l’olio di palma dai biscotti per bambini. Un risultato importante che dimostra l’efficacia della pressione dei consumatori

Biscotto-Plasmon-olio-di-palma-senza-Dopo decine di lettere inviate da mamme e papà indignati per la presenza di olio di palma nei biscotti Plasmon, una petizione online su Change.org e il nostro racconto di una mamma arrabbiata perché non ha mai avuto risposte dall’azienda sul tipo di olio vegetale usato nei biscotti, oggi Plasmon ha deciso di dire stop all’olio tropicale, creando addirittura un pagina web dedicata.

 

Continua su ilfattoalimentare.it

 

Coca Cola in ritirata dal Rajasthan: vincono i contadini

Da oltre 10 anni villaggi e comunità rurali si erano mobilitati contro il gruppo accusandolo di derubare le risorse idriche destinate alle campagne132602288-3fba3ef7-9c23-4dd7-ba54-835833b4794d

MILANO – Il Rajasthan indiano ferma la Coca Cola e costringe il colosso americano a battere in ritirata sospendendo l’imbottigliamento della bibita in tre impianti del Paese. Il gigante statunitense ha quindi ceduto alla pressioni che proseguono da oltre 10 anni durante i quali numerosi villaggi e comunità rurali in India si sono mobilitati, con proteste, manifestazioni, boicottaggi e liti legali, contro la Coca Cola e la Pepsi Cola, accusandole di derubare le risorse idriche destinate alle campagne, di usurpare le terre delle comunità contadine e di inquinare il suolo, attraverso il rilascio nel terreno di sostanze chimiche usate per il riutilizzo delle bottiglie.

In India l’agricoltura utilizza il 91% dell’acqua piovana, contro il 7% utilizzato dalle aree urbane e il 2% dall’industria. Gli impianti di imbottigliamento della Coca Cola (e della rivale Pepsi) sono accusati di consumare enormi quantità di acqua per la produzione delle bevande e il lavaggio delle bottiglie, a scapito proprio dei lavori agricoli della zona. Coca Cola ha sempre respinto le accuse, ma è stata anche costretta, nel corso di oltre un decennio, a ritirare molte domande di permessi per lo sfruttamento idrico delle falde acquifere.

Adesso la Hindustan Coca Cola ha annunciato di aver deciso la riorganizzazione operatività delle sue 24 società di imbottigliamento che operano in India e di aver deciso di chiudere l’impianto di Kaladera e altri due stabilmenti, uno nel Meghalaya e l’altro nell’Andhra Pradesh. Il gruppo sostiene che si tratti di impianti vecchi che verranno riutilizzati come magazzini. Nel 2005, la Coca Cola aveva già chiuso un impianto di imbottigliamento nel Kerala, sull’onda delle proteste delle comunità rurali, mentre nel Rajasthan sono almeno 25 mila i contadini che si sono battuti contro gli impianti americani e adesso accolgono con soddisfazione la decisione dell’azienda.

“Siamo contenti – dice Mahesh Yogi, uno dei capi della protesta contro il colosso Usa – L’impianto consumava il livello delle falde lasciandoci senz’acqua per irrigare i campi”. “Il vero problema – replica un portavoce della Coca Cola – è che gli sforzi degli ambientalisti dovrebbero includere dei passi per costringere gli agricoltori a usare l’acqua in modo più efficiente”.

 

fonte: repubblica.it – 12-02-2016