Festa del risparmio energetico mediante la condivisione

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Il 24 febbraio è la festa del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili.
Spegniamo le luci e accendiamo l’energia della condivisione.
Si può condividere l’auto per andare al lavoro.
Si può condividere la bicicletta e partire tutti insieme.
Si può iniziare ad usare il bike sharing o il car sharing.
Si può condividere il cibo: cucinare e mangiare insieme, a casa o in piazza.
Si può condividere il trapano, la polentiera, l’aspirapolvere, il tosaerba e la lavatrice.
Si può condividere la casa: con l’ospitalità, lo scambio, il divano o un posto per il sacco a pelo.
Si può condividere la banda: aprire il proprio wireless, sherare.
Si può condividere un saper fare: t’appendo quel quadro, t’insegno lo spagnolo, ti riparo la gomma della bicicletta.
Si può condividere un sapere: lasciare un libro o un giornale.
Si può condividere lo sport: correre insieme, pedalare, nuotare e sudare.
Si può condividere un telescopio e guardare le stelle che con le luci spente son più belle. E il cielo è di tutti, già condiviso

Si possono condividere i vestiti e i giocattoli usati dei nostri figli organizzando un baratto a scuola

Si possono condividere le incombenze, facciamo che oggi te lo porto fuori il cane
Si possono condividere i genitori e i bambini facendo i compiti insieme
Si può condividere qualsiasi cosa. Si può condividere un po’ di tempo. In silenzio. Si può anche parlare e ascoltarsi
 
In ogni condivisione c’è un risparmio di energia.
Ogni condivisione genera energia.
Condividere fa bene.

I semi dimenticati – Laboratorio

I Semi dimenticati

semi
per far conoscere la biodiversità di
madre terra e come custodirla
mediante i semi.

I Semi dimenticati è un laboratorio che aiuta a conoscere la biodiversità di madre terra, mediante i tanti e diversi semi che spesso vengono dimenticati. Dietro ai semi ci sono le colture e le culture dei popoli della terra. Custodire questi semi significa custodire al vita dei popoli della terra e della madre terra.

Il Laboratorio fa conoscere i semi che vengono dimenticati dalla grande industria mondiale del cibo, la quale si concentra attorno a tre semi: il mais, la soia e l’olio di palma. Infatti, la maggioranza dei prodotti che troviamo nelle grandi distribuzione vengono fatti da questi tre semi.

I semi che vengono fatti conoscere sono: alfalfa, amaranto, canapa, chia, farro, fonio, grano saraceno, mais bianco, manioca, miglio, quinoa, riso basmati.

L’azione interattiva è far giocare le persone nel cercare i semi su una cartina geografica,
aprendo delle finestre dove sono stati inseriti i semi.

Materiale da costruire:

  • un cartellone di presentazione del laboratorio;
  • pannelli di allestimento;
  • un piccolo cesto contenenti i cartellini dei 12 semi dimenticati;
  • preparare sulla cartina geografica di Peters le 12 finestrelle contenenti i semi (dalla cartina geografica in carta, si possono fare i tre tagli per aprire una finestra attaccandoci dietro un foglio con il nome e il seme);
  • un pannello con la descrizione dei 12 semi, in modo da farli conoscere;
  • un cesto grande contenente molti foglietti dei 12 semi (ogni foglietto c’è una piccola descrizione col seme attaccato con il nastro adesivo, in modo da farlo conoscere)

Dinamica da realizzare:

  1. far leggere il cartello di presentazione e dare uno sguardo ai pannelli di allestimento;
  2. far pescare dal cestino un cartellino (successivamente può prenderne anche un altro o più di uno);
  3. far cercare il seme sulla cartina geografica nel far aprire le finestre, fino a trovarlo (dentro la finestra c’è il nome col seme attaccato dal nastro adesivo);
  4. orientarli sul pannello per conoscere bene il seme che hanno cercato;
  5. alla fine, ognuno può prendersi dal grande cesto uno o più foglietti dei semi, da portarsi a casa.

Questo laboratorio è stato costruito dalla Commissione Nuovi Stili di Vita di Padova ed è stato aggiornato dal movimento Gocce di Giustizia, tutte due con il coordinamento e la consulenza di Adriano Sella.

Materiale in PDF:

Immagini

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A Natale regala relazioni umane

A Natale regala relazioni umane

per tirar fuori l’essere umano con la sua tenerezza.

abbracci-gratisQuesto brano di Adriano Sella, missionario del creato e dei nuovi stili di vita, è stato scritto per stimolarci a riscattare il potenziale che abbiamo: le relazioni umane come il più grande regalo natalizio.
Potreste inserirlo nei vostri pacchi regalo, in modo da aiutare a riflettere e a capire la bellezza delle relazioni umane.

A Natale regala relazioni umane (Leggi il brano e scarica il PDF)

https://contemplazionemissione.org/

I finanziamenti all’industria del carbone minano l’efficacia degli accordi sul clima

schermata-2016-11-15-alle-11-35-58Gli accordi sul clima di Parigi sono messi a rischio dai mancati sforzi delle più grandi banche commerciali di ridurre i loro finanziamenti alle imprese che si occupano di combustibili fossili e, in particolare, carbone. Questa la denuncia di un report pubblicato nei giorni scorsi da una coalizione di organizzazioni tra cui figurano BankTrack, Friends of the Earth France, Market Forces, Rainforest Action Network.

A un anno dal vertice sul clima di Parigi, il report “Still Coughing up for Coal: Big Banks after the Paris Agreement” identifica le allarmanti lacune di 22 tra le più grandi banche australiane, europee e statunitensi. A causa della scarsa copertura della polizza che le banche stanno applicando ai loro portafogli di petrolio e gas, in cui il finanziamento è in piena espansione, il rapporto si concentra esclusivamente sulle restrizioni dei finanziamenti al carbone che vengono lentamente introdotti presso le banche.

Sulla base delle conclusioni del rapporto, gli autori invitano le banche a fermare tutti i finanziamenti che espanderebbero l’industria del carbone e a dismettere gli asset delle società che operano nel campo del carbone entro il 2020, al fine di garantire un abbandono controllato delle infrastrutture del carbone esistenti.

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Anche le banche che hanno fatto maggiori passi avanti, come Crédit Agricole e Société Générale, continuano a essere coinvolte in progetti di energetici che coinvolgono il carbone altamente controversi, come Cirebon 2 e TJB2 in Indonesia. Le due banche francesi di recente si sono impegnate a concludere i finanziamenti di tutti i nuovi impianti a carbone nel mondo, ma non hanno ancora pensato di sottrarsi al finanziamento per questi due progetti, nonostante rischino di subire contraccolpi dal punto di vista reputazionale.

Molte delle principali banche hanno chiaramente riposato sugli allori fino alla COP21 dello scorso anno. Tuttavia, con l’accordo di Parigi attualmente in vigore, le banche devono svegliarsi e interrompere immediatamente il finanziamento dell’espansione dell’industria del carbone. La graduale eliminazione del carbone deve essere la priorità assoluta per qualsiasi banca sedicente “campione del clima”, così come devono affrontare il loro supporto multimiliardario e senza restrizioni a gas e petrolio.

Scarica il report (.pdf 960 kb)

Fonte: www.nonconimieisoldi.org

BankTrack, gli affari rischiosi in cui sono coinvolte le banche

BankTrack, l’organizzazione internazionale che monitora le banche e le attività da esse finanziate, ha lanciato il suo nuovo sito. Tra le principali novità, la mappa dei dodgy deal, gli affari rischiosi in cui sono coinvolte le banche, filtrabili per tipo di progetto, azienda, banca e settore di attività.

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Il cuore del sito rimane il database di oltre 170 dodgy deal e 150 banche collegati tra loro, ora più facilmente esplorabili e fruibili.

Un sito da tenere d’occhio!

fonte: www.nonconimieisoldi.org – 8 novembre 2016 

I crimini delle multinazionali e le alternative virtuose

Una recente inchiesta denuncia lo sfruttamento dei rifugiati siriani negli stabilimenti tessili turchi di grandi multinazionali. Eppure sono numerosi in Italia e nel mondo gli esempi di valorizzazione del lavoro e della dignità dei migranti che dimostrano che solidarietà e accoglienza sono obiettivi possibili da raggiungere.

Sono sfuggiti agli orrori della guerra e si sono ritrovati vittime di sfruttamento da parte di alcuni grandi marchi occidentali. È questo il destino toccato in sorte ad alcuni minori siriani che si sono rifugiati in Turchia. La denuncia viene da Panorama, una nota trasmissione d’inchiesta della BBC in Gran Bretagna, che ha condotto un’indagine approfondita su firme famose quali Mango, Zara, Asos e Mark & Spencer.

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L’inchiesta racconta di come questi giovani siriani che vivevano in strada mendicando, venissero adescati da un intermediario e impiegati negli stabilimenti tessili turchi per creare i capi da abbigliamento da rivendere in Gran Bretagna.

I bambini, reclutati per pochi spicci, sono stati costretti a lavorare in condizioni estreme, maneggiando spesso prodotti chimici nocivi, provati da turni massacranti e ambienti insalubri. Il tutto per una paga oraria di una sterlina l’ora. I marchi coinvolti dall’inchiesta si sono affrettati a dichiararsi inconsapevoli delle vicende denunciate, promettendo controlli più severi e regolarizzazioni del settore.

Ma le organizzazioni umanitarie internazionali denunciano da tempo questo tipo di sfruttamento nel mondo tessile. La manodopera a basso costo nei paesi poveri è ormai una realtà consolidata della filiera dei vestiti che arrivano nella maggior parte dei negozi in cui siamo abituati a fare shopping. E non si parla solo dei marchi cosiddetti “low cost” (come Zara, H&M o Mango) ma anche Ralph Lauren, Hugo Boss e Giorgio Armani che hanno spostato la produzione in paesi come il Bangladesh, dove il salario minimo di un operaio è il più basso al mondo dopo la Cina. A dimostrazione di come lo sfruttamento della disperazione e la violazione dei diritti umani siano ormai componenti diffuse del libero mercato.

Ma sistemi collaudati di valorizzazione del lavoro e della dignità dei migranti piuttosto che di sfruttamento ne abbiamo visti di frequente, dimostrando che solidarietà e accoglienza sono obiettivi possibili da raggiungere. Proprio in Turchia, tappa della rotta balcanica, sono attivi i progetti di accoglienza dell’Associazione “Speranza – Hope for children” che, insieme ad altre realtà italiane e internazionali, operano per il sostegno di famiglie in cui i genitori sono rimasti invalidi a causa della guerra.

E, andando oltre l’emergenza, ci sono posti in Italia in cui la migrazione non è più percepita come un fenomeno problematico ma fa parte della vita quotidiana di tutti. Vi abbiamo già raccontato di come a Riace sia stata realizzata l’ “utopia della normalità”, facendo diventare l’accoglienza dei migranti una risorsa importante per la rinascita e lo sviluppo dell’intera comunità.

22-11-2016 – Fonte: Italia che Cambia – http://www.italiachecambia.org/2016/11/crimini-multinazionali-alternative-virtuose/