In cammino verso un sistema alimentare sostenibile

Il nuovo rapporto di Oxfam “In cammino verso un sistema alimentare sostenibile” presenta un aggiornamento della pagella con cui si valuta la sostenibilità sociale e ambientale delle 10 più grandi multinazionali del cibo e fa un bilancio dei tre anni di campagna.

A febbraio 2013 Oxfam ha lanciato la campagna Scopri il Marchio per sfidare le “Dieci Grandi Sorelle del Cibo” sulle politiche e sulle pratiche di sostenibilità sociale e ambientale lungo la filiera di produzione, e per amplificare in modo critico la voce di soggetti chiave quali produttori agricoli, comunità locali, consumatori e investitori che chiedono a queste aziende di agire per il cambiamento.
Le dieci grandi sorelle del cibo in questi tre anni hanno adottato nuovi impegni di ampia portata volti a migliorare gli standard di sostenibilità sociale e ambientale lungo la catena di produzione. Ora, queste grandi multinazionali devono assicurare che i loro fornitori adeguino effettivamente le loro pratiche
coerentemente agli impegni assunti. E per accelerare la trasformazione verso un sistema alimentare più sostenibile, le aziende devono spingersi ancora oltre, adottando nuovi modelli di business nella loro filiera così da assicurare maggior potere ed una più equa distribuzione dei profitti con i produttori e i
lavoratori che forniscono loro la materia prima.

Le pagelle di Scopri il Marchio si focalizzano sull’analisi comparata delle politiche aziendali di dieci multinazionali del cibo – Unilever, Coca-Cola, Pepsi, Nestlé, Danone, General Mills, Kellogg’, Mars, Mondelez e Associated British Food – attribuendo loro un punteggio su scala da 1 a 10 a ciascuna delle seguenti aree tematiche: trasparenza, terra, acqua, cambiamento climatico, produttori agricoli, lavoratori agricoli e donne.

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Leggi l’articolo su oxfamitalia.org: A 3 anni dal lancio di “Scopri il Marchio” è tempo di bilanci

Scarica qui il rapporto “In cammino verso un sistema alimentare sostenibile

Visita il sito di “Scopri il Marchio

Salviamo la nostra madre Terra! Custodiamo l’acqua e coltiviamo il sole!

Salviamo la nostra madre Terra!

Custodiamo l’acqua e coltiviamo il sole!

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Digiuno e preghiera in Piazza S. Pietro (Roma)

sabato 2 aprile 2016 (dalle 12.00 alle 15.00)

Laudato si’! La bella enciclica di papa Francesco invita con forza tutta l’umanità a custodire la casa comune che è sorella e madre terra, mediante il mandato biblico del “custodire e coltivare” il giardino del mondo (LS 67).

Papa Francesco denuncia con forza i gravi problemi che stanno inquinando e degradando questa grande opera di Dio, che ci è stata data come dono e che rischiamo di consegnarla alle nuove generazioni come veleno. Due sono i clamori, secondo l’enciclica, che dobbiamo ascoltare e che esigono il cambiamento di rotta: il grido della terra e dei poveri.

Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora” (Laudato si’ n. 2).

Laudato si’ dichiara, per ben 21 volte, che il nostro stile di vita è insostenibile e che bisogna puntare su un altro stile di vita (cap. VI), facendo richiesta, almeno 35 volte, di nuovi stili di vita che devono essere vissuti a tre livelli: personale, comunitario e politico.

Papa Francesco convoca tutta l’umanità a custodire con forza i beni di sorella madre terra, come l’acqua, dedicando addirittura 5 numeri dell’enciclica (LS 27-31): “Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realtà, l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani” (LS 30).

Purtroppo, il nostro governo italiano sta facendo scelte politiche verso la privatizzazione dell’acqua, affossando così il voto popolare del referendum del 2011 che si era manifestato contro la privatizzazione dell’acqua. Infatti, nell’ultima Legge di Stabilità si favoriscono esplicitamente le privatizzazioni, incentivando gli enti locali a cedere quote di partecipazione detenute in aziende di servizi pubblici. Inoltre, proprio in questi giorni, nella Commissione Ambiente della Camera, dove si sta discutendo la legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua, che nel 2007 aveva avuto oltre 400.000 firme ed è finalmente approdata ora nelle Camere, c’è stato un blitz da parte del governo Renzi-Madia, facendo approvare un emendamento che abroga l’articolo 6 del progetto di legge di iniziativa popolare, eliminando così il cuore della legge che obbligava la gestione pubblica dei servizi idrici.

Laudato si’ affronta anche il problema dell’energia fossile: “Perciò è diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di biossido di carbonio e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile. Nel mondo c’è un livello esiguo di accesso alle energie pulite e rinnovabili. C’è ancora bisogno di sviluppare tecnologie adeguate di accumulazione” (LS 26).

Nonostante la richiesta dell’ONU e di tante altre istituzioni autorevoli di abbandonare le energie fossili e puntare sulle energie rinnovabili, il nostro governo italiano è ancora intestardito sulle energie fossili, autorizzando le trivellazioni sui mari per raccogliere misure esigue di gas e petrolio, anche se l’Italia si è impegnata alla Conferenza sul clima di Parigi 2015, Cop21, di sostenere le energie rinnovabili per uscire da quelle fossili. Purtroppo, il governo Renzi non ha ancora calendarizzato la discussione in Parlamento per la firma dell’accordo di Cop21. Così, l’Italia rischia di non esserci il prossimo 22 aprile a New York, quando le nazioni del mondo si ritroveranno per la firma dell’accordo.

Ecco quindi l’importanza del referendum popolare del 17 aprile per poter bloccare le trivellazioni sui mari, spingendo il nostro paese ad impegnarsi a coltivare il sole senza più buchi nell’acqua.

Laudato si’ convoca tutta l’umanità a sentire una grave responsabilità verso il creato come l’opera di Dio e il giardino del mondo, nel custodire e coltivare la terra, l’acqua, l’aria e tutti gli altri doni di Dio Creatore.

Impegniamoci quindi:

  • a custodire l’acqua come bene comune lottando contro ogni forma di mercificazione e privatizzazione. Facciamo rispettare la volontà popolare del referendum sull’acqua del 2011, invitando i comuni alla gestione diretta della propria acqua, come ha fatto Napoli, passando da S.P.A. ad azienda speciale;

  • a coltivare il sole per valorizzare la grande potenzialità dell’energia solare, senza più fare buchi nei mari e nel suolo per estrarre le energie fossili che sono altamente inquinanti. Partecipiamo quindi al referendum del 17 aprile contro le trivellazioni dei mari e della terra. Il petrolio deve rimanere sotto terra.

Come abbiamo fatto in occasione del referendum sull’acqua, invitiamo tutti gli uomini e le donne che si sentono missionari(e) del Creato a trovarci in Piazza San Pietro, a Roma, sabato 2 aprile 2016 alle ore 12:00, per fare digiuno, preghiera e condivisione, mettendoci in comunione con tutta la creazione e con il suo Creatore, in modo da ritrovare la forza e il coraggio di custodire “nostra sora madre terra“.

Padova – Napoli, 16 marzo 2016

Adriano Sella, missionario del creato e dei nuovi stili di vita

Alex Zanotelli, missionario comboniano

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L’Italia non si trivella

Se non fermiamo le trivelle, il mare finirà nelle mani dei petrolieri.logo

Sì, perché puntare tutto sulle poche gocce di petrolio presenti sotto i nostri fondali vuol dire condannare il Paese alla dipendenza energetica dalle fonti fossili e dall’import, danneggiare il turismo, la pesca e le economie costiere, penalizzare le fonti rinnovabili. Affidarsi ai petrolieri vuol dire non far crescere l’occupazione, tenere le casse pubbliche a secco, smentire gli impegni che l’Italia ha preso dinanzi al mondo intero per la salvaguardia del clima. È un fallimento certo.

Sosteniamo da anni che trivellare i nostri fondali in cerca di petrolio è una pazzia che conviene solo a pochissimi, e in nessun modo alla comunità: il governo sta svendendo la bellezza del nostro Paese e i suoi mari per pochi spiccioli, perché le nostre royalties sono tra le più basse al mondo.

Per spiegare l’inutilità e il danno delle trivelle abbiamo solcato i nostri mari, da Genova a Trieste; abbiamo manifestato al fianco delle popolazioni locali contro i progetti che minaccia[va]no i loro litorali; abbiamo incontrato cittadini, amministratori, movimenti. Abbiamo occupato per giorni una piattaforma petrolifera e protestato persino dentro al Parlamento, mentre si votava lo Sblocca Italia.

Renzi, e quanti prima di lui hanno curato gli interessi dei petrolieri, non hanno ascoltato la nostra protesta. Solo la minaccia del referendum li ha fatti retrocedere su alcuni punti del loro piano “fossile”. Nel frattempo, il movimento contro le trivelle è cresciuto e oggi sfida la politica del governo.

Nove regioni hanno promosso un referendum per chiedere agli italiani da che parte stanno: con il mare, con le energie pulite, con la bellezza e l’integrità delle nostre coste e delle nostre acque, o con le lobby fossili. Dare una risposta chiara ora spetta a tutti noi.

Il governo sta tentando di scongiurare l’espressione del voto popolare con tutti i mezzi, arrivando a sprecare centinaia di milioni (che si sarebbero risparmiati con un Election Day) solo per scegliere la data di voto che più di ogni altra mette a rischio il quorum e comprime i tempi del confronto e dell’informazione.

È tempo di scegliere. Se non lo facciamo noi lo faranno i petrolieri.

L’ITALIA NON SI TRIVELLA. Dillo forte e chiaro il 17 aprile: VOTA SÌ.

Fonte: greenpeace.org